Sorge sulla riva del mare Adriatico (12 km a sud di Pesaro), con il centro storico disposto su un piatto rilievo a meno di 3 km a nord della foce del Metauro. Arretrati sui due lati, fanno da sfondo i sistemi collinari che delimitano lo sbocco della valle fluviale nell’ampia piana costiera.
È a Fano, la Fanum Fortunae fatta presidiare da Caio Giulio Cesare con una coorte (45 a.C.), che la via consolare Flaminia (218 a.C.) raggiungeva (e raggiunge ancora oggi) il mare. Più tardi l’imperatore Cesare Ottaviano Augusto vi dedusse la Colonia Julia Fanestris, ascritta alla tribù Pollia e resa sicura con la costruzione della robusta cinta murata (tuttora in parte conservata) con relativi torrioni di difesa e la monumentale Porta di Augusto (9 d.C.) con i suoi tre fornici aperti sul decumanus maximus. Anche oggi il tracciato stradale a cardi e decumani che si intersecano ortogonalmente caratterizza la parte più antica del nucleo storico, ampliato più tardi verso sud-ovest con la cosiddetta ‘Addizione Malatestiana’ (sec. XIV-XV). Una città in cui ogni edificio è la testimonianza di un periodo storico: dopo quello romano che porta con sé anche il ricordo della distrutta Basilica di Vitruvio, quello bizantino in cui Fano, dopo le distruzioni gotiche, fu uno dei cinque centri della Pentapoli Marittima e quello medievale con le guerre e guerricciole per la conquista delle terre e castelli dell’entroterra e con il trattato di amicizia e alleanza con Venezia (1140) per sventare le minacce delle città vicine. Ostilità riprese con le due spedizioni contro Ancona dell’imperatore Federico Barbarossa (1164 e 1174) a cui Fano fece entrambe le volte buon viso, recitando la parte della città fedele e aprendogli le porte dell’antica abbazia benedettina di S.Paterniano. Atteggiamento mutato un settantennio dopo, allorché la città finì coinvolta nelle guerre scatenate dal nuovo imperatore Federico II, subendone l’assedio e avendone devastato il territorio (1241). Guelfi e ghibellini, quindi, e discordie sempre maggiori sotto le insegne rivali delle famiglie Del Cassero e Da Carignano, fino al feroce assassinio di Guido Del Cassero e Angiolello Da Carignano ad opera dei sicari di Malatestino Malatesta (1305). Restano a testimonianza di quei tempi la romanica Cattedrale di Magister Rainerius con gli splendidi altorilievi che ne adornano il pulpito e il trecentesco Palazzo del Podestà di Magister Paulutius, oggi utilizzato come facciata dell’ottocentesco Teatro della Fortuna di Luigi Poletti, oltre alle coeve ex chiese di S.Francesco, S.Domenico e S.Agostino. Dopo tentativi malatestiani vari, fu Galeotto Malatesta che, benché sconfitto nella battaglia di Paderno dalle truppe del cardinale Egidio d’Albornoz, fu dallo stesso investito della carica di Vicario pontificio di Fano quando nella stessa fu convocato quel Parlamento della Marca da cui uscirono promulgate le Costituzioni Egidiane (1357). Per Fano fu l’inizio di una signoria durata con Pandolfo III e Sigismondo fino al 1463, quando Federico da Montefeltro, dopo lungo assedio, sottrasse Fano ai Malatesta, apportatore della Libertas Ecclesiastica. Del periodo malatestiano la città conserva ancora, insieme con la Rocca e le splendide Arche tombali oggi riunite nel sottoportico di S.Francesco, la monumentale Corte con le belle bifore tardogotiche e l’aerea loggia rinascimentale, ricostruita dopo un incendio nel 1544, quando la città era ormai da tempo direttamente soggetta alla Santa Sede, circondata però (da Pesaro a Fossombrone a Senigallia) dalle terre del ducato di Urbino, dopo aver subito la dominazione di Cesare Borgia, di Lorenzo de Medici e di Costantino Comneno. Di quegli anni burrascosi resta entro la cinta murata la nuova abbazia di S.Paterniano, insieme con la chiesa e convento di S.Maria Nuova dove furono trasferite le preziose pale eseguite dal Santi e dal Perugino dopo il 1488, il conservatorio e la chiesa di S.Michele con lo splendido portale di Bernardino da Carona (1512) e il severo bastione del Sangallo, eretto a difesa della città e della costa contro i temuti sbarchi dei predoni turchi e saraceni. Affidata ad un Governatore pontificio a nomina annuale, la città fu per oltre tre secoli amministrata da una oligarchia nobiliare che chiamò a far belle chiese e dimore patrizie artisti illustri come Ludovico Carracci, il Reni, il Domenichino, il Guercino e l’Albani, oltre al pesarese Simone Cantarini e al forsempronese Gianfrancesco Guerrieri per ricordare solo i maggiori e, nel secolo XVIII, i fanesi Sebastiano Ceccarini e Carlo Magini: artisti tutti le cui opere arricchiscono oggi anche la Pinacoteca Civica del Palazzo Malatestiano e la Quadreria della locale Cassa di Risparmio. Fra le realizzazioni più degne di nota, il fastoso interno barocco della chiesa filippina di S.Pietro in Valle, la Cappella Nolfi in Cattedrale, la Biblioteca Federiciana istituita dall’abate Domenico Federici nel 1681 e il primo Teatro della Fortuna (oggi perduto) dovuto al genio del grande scenografo e scenotecnico fanese Giacomo Torelli (1604-1678). Da ricordare anche la realizzazione del Porto Borghese ad opera di Gerolamo Rainaldi, prima struttura di base su cui è cresciuto fino ai tempi nostri il porto-canale con i nuovi grandi bacini oggi in corso di completamento, il borgo marinaro e la flottiglia peschereccia insieme con quella da diporto. A ponente e a levante le due distinte spiagge del Lido e della Sassonia, frequentate mete del turismo balneare estivo non meno dell’intero litorale dal Fosso Sejore a Torrette, Ponte Sasso e Marotta, integrate dalle rinnovate strutture idroterapiche delle Terme di Carignano.
Negli immediati dintorni di Fano non può essere dimenticato l’Eremo di Monte Giove, luogo di preghiera e di meditazione, eretto alla sommità del colle omonimo (m.223) nel primo ventennio del sec. XVII dalla Congregazione Camaldolese di Monte Corona e oggi sede ideale del Centro Studi ‘Itinerari e Incontri’.
Fano
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